Civitanova ha una doppia anima, un cuore che pulsa tra il mare e la collina. Un tempo, in epoca romana, erano due insediamenti distinti: Cluana, il borgo marinaro, e Cluentensis Vicus, l’antico nucleo collinare. Oggi le due città si sono unite in un abbraccio armonioso, ma ognuna conserva la propria identità. E Civitanova Alta, in particolare, custodisce quella più antica e profonda.

Borgo fortificato dal fascino discreto, adagiato come un ricamo antico su un colle che domina il mare, la città alta è un luogo autentico e tranquillo dove la vita scorre lentamente. Questo itinerario ti accompagnerà in un viaggio nel tempo tra mura medievali, silenziosi vicoli in pietra, belvederi sospesi e testimonianze d’arte e cultura. Ideale per chi ama camminare in luoghi autentici, il percorso rivela il volto più intimo e segreto della città: quello della storia vissuta e raccontata attraverso i suoi palazzi, teatri, chiese e scorci nascosti.  

IL NOSTRO CONSIGLIO?

Vivi Civitanova Alta al tramonto, quando i tetti si tingono di rosa e il borgo si anima con discrezione. Fermati in piazza, lasciati incantare da uno spettacolo al Teatro Annibal Caro, e concludi con una passeggiata fino al Pincio per abbracciare con lo sguardo la città e le colline.

 

Didascalia immagine

Altri contenuti

Informazioni itinerario

Durata: 2 ore
Mezzi di trasporto: A piedi
Periodo migliore: Primavera, estate, inizio autunno

Tappe dell'itinerario

1
Porta Marina: l’ingresso nel passato

Porta Marina: l’ingresso nel passato

Giorno 1

L’antico arco di ingresso al borgo ti accoglie con l’austerità delle mura duecentesche. Superarla è come oltrepassare una soglia temporale: da qui si accede a un mondo di vicoli acciottolati, case di mattoni e silenzi densi di storia. Osserva le pietre, ascolta il passo rimbombare sotto le volte: sei nel cuore della Civitanova medievale.

Porta Sant’Angelo, nota ai civitanovesi come Porta Marina, è una delle quattro antiche porte urbiche che regolavano l’accesso al borgo fortificato di Civitanova Alta. Situata sul lato orientale della cinta muraria, si affaccia sul mare Adriatico regalando una vista mozzafiato e rappresenta uno degli scorci più iconici e fotografati della città. Edificata a metà del XV secolo per volere di Francesco Sforza, insieme all’intero sistema difensivo della città – mura e porte comprese – Porta Marina si presenta in laterizio, in perfetto stile ghibellino, con un doppio arco ogivale e una struttura a torre. Inalterata nella sua forma originaria, è stata restaurata nel 2016, preservando la sua autenticità architettonica e storica. Un elemento distintivo e assolutamente unico di questa porta è il cipresso centenario che cresce proprio all’interno della fascia merlata. Da oltre un secolo, l’albero svetta tra le pietre, diventando nel tempo non solo un fatto curioso, ma un vero e proprio simbolo della città: Porta Marina e il suo cipresso incarnano lo spirito resistente, fiero e radicato di Civitanova Alta. All’interno della struttura, grazie alla forma a torre, era stato ricavato anche un vano per le vedette, da cui osservare e proteggere il litorale e gli accessi alla città. Oggi quel passato militare lascia spazio alla poesia del paesaggio e alla bellezza dei luoghi.

 

Dettagli da non perdere 
La vista sull’Adriatico che si apre appena oltre l’arco, in particolare al tramonto, è uno dei panorami più suggestivi della zona. L’inconfondibile sagoma del cipresso, che spunta tra i merli ghibellini della porta, rappresenta una delle immagini più evocative di Civitanova Alta. Fermarsi a contemplare questo scorcio è come entrare in un dipinto. 

 

Lo sapevi che…
Secondo la tradizione popolare, il cipresso nato dentro la porta è cresciuto spontaneamente e, nonostante le intemperie e il passare del tempo, ha resistito per più di un secolo. Questo piccolo miracolo naturale è diventato simbolo di forza e identità per la città: ancora oggi, per molti cittadini, Porta Marina con il suo cipresso è considerata il cuore e l’emblema di Civitanova Alta.

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2
Ghetto Ebraico: la memoria nascosta

Ghetto Ebraico: la memoria nascosta

Giorno 1

Perditi tra i vicoli stretti e silenziosi del vecchio ghetto. Qui abitò per secoli una piccola ma significativa comunità ebraica, lasciando tracce nella toponomastica e nell’atmosfera. È uno degli angoli più suggestivi del borgo, fatto di passaggi stretti, archi e finestrelle che raccontano vite lontane.

 

Nel cuore della Città Alta, in un angolo nascosto ma carico di memoria, si trova il Vicolo della Luna, un tempo noto come Vicolo degli Ebrei. È qui che, nel 1474, si costituisce il piccolo ghetto ebraico di Civitanova Marche, una realtà discreta ma significativa, specchio di un'epoca complessa in cui convivenza e segregazione coesistevano.

Situato sul lato nord della città murata, questo angolo di Civitanova venne destinato ad accogliere una piccola comunità ebraica, con le sue abitazioni e le botteghe artigiane. Gli ebrei, provenienti per lo più da Roma, Ancona, Pesaro e Fano – città con comunità già fiorenti dal XIII secolo – aprirono qui le loro attività. Oggi, a ricordare il quartiere ebraico, resta un arco in mattoni che un tempo reggeva le porte del ghetto ma dall’ adiacente piazzetta ci si affaccia su un panorama della collina marchigiana che arriva fino al mare. 

Dettagli da non perdere 
Nel punto in cui si trovavano i cancelli che chiudevano l'accesso al ghetto, oggi è incastonato nel selciato un sampietrino in alluminio. Il suo aspetto richiama le “pietre d’inciampo” che si trovano in tante città d’Europa, un segno discreto ma potente, a memoria di tutte le vittime delle deportazioni naziste, in particolare degli ebrei perseguitati e annientati nei campi di sterminio. 

Lo sapevi che…
Il ghetto ebraico di Civitanova Marche fu tra i più piccoli delle Marche, ma non per questo privo d’importanza. L’istituzione di un’area separata fu una decisione imposta dalle autorità del tempo, ma non impedì agli ebrei civitanovesi di intrecciare rapporti con la comunità locale. Il loro ruolo economico fu per secoli centrale per il tessuto commerciale cittadino. Anche se oggi non rimangono più tracce vive della comunità ebraica, la memoria resiste nelle pietre, nei nomi delle vie, e in piccoli segni simbolici come il sampietrino commemorativo.

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3
Palazzo Natinguerra: la nobiltà discreta

Palazzo Natinguerra: la nobiltà discreta

Giorno 1

Passeggiando, noterai questo edificio signorile che ancora conserva la sua eleganza aristocratica. Anche se non sempre visitabile all’interno, osservane l’esterno, le finestre decorate, i portali nobiliari. È una testimonianza del passato ricco e raffinato del borgo.

Edificato dalla nobile famiglia Natinguerra alla fine del XVI secolo. Restaurato nel XVII secolo. Il portale in stile barocco è stato realizzato in laterizio nel XVIII secolo. La nicchia a ventaglio sopra l’architrave presenta a bassorilievo una protome femminea.

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4
Spazio Multimediale San Francesco (Ex Chiesa di San Francesco ): la storia che si fa cultura

Spazio Multimediale San Francesco (Ex Chiesa di San Francesco ): la storia che si fa cultura

Giorno 1

Oggi spazio espositivo e multimediale, un tempo sacro, oggi laico e creativo. Qui la spiritualità si è trasformata in cultura: mostre, installazioni e performance dialogano con le volte e le pareti cariche di memoria.

Nel cuore della città alta di Civitanova Marche, l’antica Chiesa di San Francesco, oggi trasformata nello Spazio Multimediale San Francesco, è un autentico scrigno di storia e arte. Un luogo che, dopo secoli di trasformazioni e un lungo abbandono, è tornato a essere protagonista della vita culturale cittadina. Costruita con il titolo originario di Santa Maria Maddalena, la chiesa assume successivamente il nome di Santa Maria e San Francesco. Le prime notizie della chiesa risalgono al XIII secolo, ma l’aspetto attuale è frutto soprattutto dei rimaneggiamenti settecenteschi. Nel 1769 si conclude l’opera di sopraelevazione della cupola ovale e della lanterna, mentre all’interno prende forma un raffinato apparato decorativo in stucco attribuito a Giacchino Varlè, uno degli artisti più noti del periodo. Le cappelle laterali, appartenenti a famiglie nobili come i Centofiorini, i Natinguerra e i Frisciotti, conservano ancora oggi tracce del loro passato commemorativo. Tra gli elementi più antichi spiccano il portale in pietra con arco ogivale, che mostra influssi rinascimentali, e il campanile della seconda metà del Quattrocento, attribuito al veneziano Marino di Marco Cedrino. Dopo la soppressione degli Ordini Religiosi, la chiesa conosce un lungo periodo di abbandono, diventando deposito comunale, mentre il convento annesso è utilizzato prima come caserma dei Carabinieri, poi come sede della Pretura e delle carceri. Grazie a un importante intervento di restauro e consolidamento antisismico avvenuto a seguito del terremoto del 1997, l’ex chiesa è tornata a vivere, diventando oggi uno spazio culturale d’eccellenza inserito nel circuito museale della città alta, insieme alla Pinacoteca Comunale “Marco Moretti”.

 

Dettagli da non perdere

Il magnifico apparato decorativo in stucco del Settecento firmato da Giacchino Varlè. L’organo storico attribuito a Pietro Nacchini, tra i più importanti organari del XVIII secolo. La cupola ovoidale con lanterna e la torre campanaria quattrocentesca, elementi che raccontano secoli di architettura civitanovese. Una data impressa nell’epigrafe sull’arco maggiore – 1769 – segna il completamento dei lavori che includono l’elegante cupola ovoidale, la lanterna, il tamburo e la ridefinizione dell’intera aula liturgica 

 

Lo sapevi che…
La chiesa ha ospitato per secoli alcune delle famiglie più influenti di Civitanova, che vi avevano fatto costruire le loro cappelle private, oggi visibili all’interno come vere e proprie testimonianze d’arte funeraria e religiosa. Oggi, la Ex Chiesa di San Francesco è diventata un attivo spazio culturale, perfettamente integrato nel circuito museale di Civitanova Alta insieme alla Pinacoteca Comunale Marco Moretti. Lo “Spazio Multimediale San Francesco” ospita mostre, eventi e rassegne di rilievo nazionale: tra queste, la mostra in occasione dei 500 anni dalla nascita di Annibal Caro con oltre

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5
Piazza della Libertà: il cuore civico del borgo

Piazza della Libertà: il cuore civico del borgo

Giorno 1

Ampia e ordinata, questa piazza è il centro pulsante del borgo. Qui si affacciano il Palazzo Comunale e la Torre Civica, con l’orologio che scandisce il tempo come un cuore antico. Siediti su una panchina e respira l’aria del luogo: attorno a te, la vita del paese scorre con la calma elegante di una scena teatrale.

Nel cuore del borgo storico di Civitanova Alta si apre Piazza della Libertà, il fulcro della vita cittadina di un tempo e tutt’oggi luogo simbolico per residenti e visitatori. Un piccolo gioiello rimasto pressoché intatto nel suo impianto urbanistico medievale, che conserva ancora intatto il fascino dei suoi vicoli in salita, degli scorci sui tetti rossi e dell’aria sospesa nel tempo. Varcando Porta Marina, sormontata da un suggestivo cipresso nato proprio tra le pietre merlate della cinta muraria, ci si trova immersi in un ambiente raccolto e scenografico, dove l’architettura storica dialoga con la natura. I palazzi nobiliari, le chiese, i musei e le piazzette convivono in un’armonia fatta di pietra, silenzio e memorie. Da qui si possono visitare alcuni dei principali tesori artistici e culturali della città alta. La Chiesa di San Paolo, costruita tra il 1740 e il 1753, ospita opere d’arte di grande pregio, un organo Callido del 1792 e le reliquie del patrono San Marone. Il Palazzo della Delegazione Comunale, un tempo palazzo priorale, conserva sulla facciata porticata una targa marmorea in onore di Annibal Caro, illustre letterato civitanovese. Il Teatro Annibal Caro, con il suo soffitto decorato a grottesche, è un esempio raffinato di teatro ottocentesco, recentemente restaurato. E poi lo Spazio Multimediale San Francesco, oggi sede di eventi culturali, mostre e concerti, che un tempo fu chiesa romanico-gotica. Tra gli angoli più amati della piazza, il Caffè del Teatro Cerolini accoglie con il suo fascino d’altri tempi. L’atmosfera d’inizio Novecento, le pareti adornate da quadri, la cura nei dettagli e l’alta qualità dell’offerta lo rendono un punto di riferimento per colazioni, aperitivi e incontri.

 

Dettagli da non perdere

L’atmosfera sospesa e senza tempo che si respira camminando tra i vicoli del borgo, il panorama mozzafiato che si apre verso le colline e il mare, e la possibilità di vivere arte, cultura e storia semplicemente passeggiando. La piazza stessa, con i suoi spazi raccolti e il teatro che ne custodisce la memoria, rappresenta un cuore pulsante che continua a battere con grazia e intensità. 

 

Lo sapevi che...

Proprio in questa piazza si affacciava la casa della famiglia di Annibal Caro, uno dei massimi letterati del Rinascimento italiano. Ancora oggi una targa ne ricorda l’illustre cittadino, e il suo spirito sembra aleggiare tra i palazzi storici, come a testimoniare che l’arte, qui, ha sempre avuto dimora.

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6
Chiesa di San Paolo: il sacro tra le mura

Chiesa di San Paolo: il sacro tra le mura

Giorno 1

Appena dietro la piazza, la chiesa accoglie il visitatore con sobrietà e maestosità. Al suo interno si trovano le reliquie di San Marone, patrono della città, e un pregevole organo Callido. È un luogo di raccoglimento, dove il sacro si esprime in forme armoniche e solenni.

Situata nel cuore della Città Alta, la Chiesa di San Paolo è uno dei luoghi di culto più rappresentativi di Civitanova Marche. All’interno della chiesa, ogni dettaglio racconta una storia. Dall’imponente pala d’altare alle tele seicentesche, passando per l’organo di Callido, tutto contribuisce a un’atmosfera solenne e armoniosa. Le sue origini risalgono al 1212, ma l’aspetto attuale è frutto di una ricostruzione settecentesca, voluta nell’ambito del rifacimento urbanistico della piazza centrale. L’attuale edificio venne eretto tra il 1736 e il 1753 su progetto dell’architetto milanese Pietro Loni, in sostituzione della chiesa precedente, elevata a Collegiata da papa Clemente VIII nel 1592 e demolita nel 1734. La facciata, realizzata in laterizio, si distingue per la composizione su tre ordini scanditi da marcapiani sporgenti, culminando con un elegante timpano mistilineo. Sulla destra svetta la torre dell’orologio civico, mentre a sinistra si erge la torre campanaria. L’interno è a navata unica, impreziosito da un organo settecentesco attribuito ad Antonio Callido, situato in controfacciata, e da opere d’arte di grande pregio, tra cui la cinquecentesca Natività di Maria di Andrea Briotti, una Crocifissione di Durante Nobili, e una pala d’altare di Filippo Conti raffigurante l’Incoronazione di Maria e la glorificazione dei santi apostoli Pietro e Paolo insieme a San Marone, datata 1763.

 

Dettagli da non perdere
Un elemento di particolare fascino è il fonte battesimale del XV secolo, composto da una pietra legata secondo la tradizione a San Marone, poggiata su un capitello medievale rovesciato e decorato a bassorilievo. La chiesa custodisce inoltre alcune reliquie del patrono civitanovese.

 

Lo sapevi che…
All’interno della chiesa è oggi conservata la monumentale statua lignea di Sant’Antonio Abate, opera della seconda metà del Trecento attribuita al Maestro dei Magi di Fabriano e simbolo di devozione e memoria collettiva, soprattutto legata alla tradizione della benedizione degli animali, che ogni anno coinvolge i bambini e le famiglie della città. Alta oltre due metri, la statua rappresenta il santo calvo, con lunga barba, in atto benedicente. In origine collocata sull’altare maggiore della chiesa di Sant’Agostino, venne successivamente trasferita nella cappella di San Marone in San Paolo.

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7
Teatro Annibal Caro: l’arte della parola

Teatro Annibal Caro: l’arte della parola

Giorno 1

Dedicato al grande umanista civitanovese, il teatro è un piccolo gioiello di architettura. La sua sobria facciata nasconde un interno elegante, con palchetti lignei e un’atmosfera intima. Se puoi, visita l’interno: anche a sipario chiuso, questo luogo conserva la magia della scena.

Nel cuore del centro storico di Civitanova Alta, tra vicoli, scalinate e bastioni, sorge uno dei luoghi culturali più affascinanti della città: il Teatro Storico Annibal Caro. Questo piccolo gioiello architettonico, dalla suggestiva sala a ferro di cavallo, rappresenta uno dei luoghi simbolo dell’identità civitanovese, profondamente legato alla figura dell’illustre poeta e umanista Annibal Caro, cui è dedicato. Il teatro fu progettato dall’ingegner Guglielmo Prosperi di Macerata e costruito tra il 1869 e il 1872 sull’area dell’antico teatro ligneo, demolito nel 1859 su decisione del Consiglio Comunale. Il progetto definitivo fu elaborato da Francesco e Tommaso Basili di Porto San Giorgio. Per sottolineare il legame con la storia cittadina, venne inserito a ornamento dell’ingresso il prezioso portale rinascimentale del 1480, appartenuto al Palazzo Santucci, in pietra bianca scolpita. L'inaugurazione ufficiale avvenne il 20 luglio 1872 con le opere Un ballo in maschera di Giuseppe Verdi e Norma di Vincenzo Bellini. Per l’occasione debuttarono anche i celebri ballerini Enrico e Pia Cecchetti, figli del coreografo civitanovese Cesare Cecchetti, interpreti dei balletti Lo spirito folletto e Giralda. L’interno della sala presenta due ordini di palchi e un loggione a galleria, con una capienza totale di circa 250 posti. Il soffitto è decorato con motivi classicheggianti e un raffinato affresco in stile pompeiano, in cui spicca un rosone centrale contornato da putti e fregi floreali. Il sipario storico, dipinto da Giovanni Nunzi di Fermo, raffigura l’Apoteosi di Annibal Caro, ritratto insieme a Dante e Virgilio. Dopo anni di chiusura, nel 1997 il teatro è stato riaperto al pubblico in seguito a un attento restauro che ne ha preservato il carattere originario, rendendolo nuovamente disponibile per eventi di danza, prosa, concerti e iniziative culturali.

 

Dettagli da non perdere
La raffinata architettura interna, la scenografica pianta a ferro di cavallo, il soffitto affrescato e il sipario storico con la figura di Annibal Caro accanto a Dante e Virgilio rendono la visita un’esperienza ricca di fascino. Da non perdere anche il portale quattrocentesco del Palazzo Santucci, sapientemente recuperato, che impreziosisce l’ingresso del teatro.

 

Lo sapevi che...
Proprio in questo teatro, nel giorno dell’inaugurazione nel 1872, debuttò il giovanissimo ballerino Enrico Cecchetti, destinato a diventare uno dei più importanti maestri di danza del Novecento, noto in tutto il mondo per il celebre metodo “Cecchetti” tuttora adottato dalle principali accademie di balletto.

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Pinacoteca civica "Marco Moretti": l’anima visiva del borgo

Pinacoteca civica "Marco Moretti": l’anima visiva del borgo

Giorno 1

Questo museo custodisce opere di artisti locali, fotografie e collezioni che raccontano l’identità estetica del territorio. Vale una visita lenta e curiosa: ogni sala è uno sguardo su come Civitanova ha rappresentato sé stessa.

 

All’interno dell’antica casa della famiglia di Annibal Caro, nel cuore di Civitanova Alta, si trova la Pinacoteca Civica “Marco Moretti”: un museo che ha saputo evolversi con i tempi senza perdere la propria anima coniugando arte, memoria e divulgazione. La Pinacoteca Civica “Marco Moretti” rappresenta il cuore culturale della città alta di Civitanova Marche,  la Pinacoteca Civica, fondata nel 1972 grazie alla generosa donazione del maestro Luciano Moretti, è intitolata al figlio Marco, prematuramente scomparso. Inizialmente. La raccolta comprendeva dipinti, disegni e grafiche di grandi maestri del Novecento come Ciarrocchi, Morandi, Gentilini, Rossoni, Tamburi, Cantatore, Bartoli, Maccari, insieme a numerosi incisori italiani legati alla scuola di Urbino. Inizialmente ollocata in alcune sale della delegazione comunale, nel 1998 ha trovato la sua sede ideale nella casa natale del poeta Annibal Caro, luogo fortemente simbolico e carico di suggestione, come ricorda l’iscrizione latina nel cortile: «Questa è la casa di Annibal Caro, dove felicemente abitarono Pallade e le Muse e le Grazie», tradotta da Salvatore Quasimodo.

Una collezione unica nel suo genere
Il patrimonio della Pinacoteca ruota attorno a una preziosa raccolta d’arte grafica e pittorica del Novecento, con un focus particolare sull’incisione. Vi si trovano opere di grandi maestri come Morandi, De Chirico, Carrà, Severini, Guttuso, ma anche artisti legati alla scuola grafica di Urbino: Bartolini, Castellani, Paulucci, Bruscaglia, Gulino, Diamantini, Manfredi, solo per citarne alcuni. Un’attenzione particolare è rivolta all’opera di Arnoldo Ciarrocchi, raffinato poeta del paesaggio marchigiano, considerato da Federico Zeri il più grande incisore italiano del Novecento. A lui è dedicata una sezione permanente ospitata nell’ex chiesa del Santissimo Crocifisso, oggi parte integrante del museo. La “Quadreria”, collocata al primo piano, ospita importanti dipinti a soggetto sacro, come la Madonna del Soccorso di Baldo De’ Serofini e opere di Filippo Ricci, mentre nelle sale al piano terra trovano spazio anche sculture e oli di Tulli, Tamburi, Cantatore, Clerici, Carbonati, Maccari e altri artisti attivi tra gli anni ’40 e ’70.

Dettagli da non perdere
Le acqueforti originali di Giorgio Morandi e Arnaldo Ciarrocchi. Il suggestivo allestimento nella dimora di Annibal Caro, affacciata sui colli e sul mare. Le vivaci litografie futuriste del maestro Wladimiro Tulli.

 Lo sapevi che…
La raccolta Moretti è frutto non di un mecenate ricco, ma di un maestro elementare con grandi passioni culturali. Luciano Moretti, in contatto epistolare con Zavattini, Mulas, Sinisgalli, Quasimodo, rese Civitanova, tra gli anni ’50 e ’70, un sorprendente crocevia di intellettuali, editori, incisori e pittori. Una storia di provincia che si fa cultura nazionale.

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9
Il Pincio: l’abbraccio panoramico

Il Pincio: l’abbraccio panoramico

Giorno 1

Concludi il tuo itinerario su questo piccolo parco, balcone naturale sospeso tra cielo e mare. Dall’alto potrai ammirare Civitanova Porto, il profilo della costa, e nei giorni limpidi, perfino i Sibillini. È il momento giusto per fermarsi, tirare il fiato, e lasciarsi attraversare dalla bellezza del paesaggio

Appena fuori dalle mura storiche di Civitanova Marche Alta, il Pincio è un piccolo ma suggestivo belvedere che si affaccia verso l’entroterra, offrendo una visuale limpida sulla campagna marchigiana, con il suo alternarsi di colline morbide, strade di campagna e filari di alberi.

Il contrasto tra la solidità delle mura medievali, alle spalle, e l’orizzonte aperto davanti agli occhi, rende questo luogo ideale per riflettere, scattare foto o semplicemente godersi la luce del tramonto. La sua posizione lo rende anche un ottimo punto di partenza o di arrivo per passeggiate attorno al centro storico.

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Mappa dell'itinerario